Antonella Casadio, Chiara Guardigli
Questo scritto nasce da un dialogo e da un confronto fra di noi; nel quale ci siamo accorte che abbiamo un’esperienza che ci accomuna e che sicuramente ha posto un’importante presupposto per lavorare insieme:
Entrambe abbiamo operato in un’equipe multidisciplinare per i disturbi del comportamento alimentare. Qui abbiamo imparato ad ascoltare l’altro e a dare valore alle parole. Nell’ambito delle dipendenze è davvero importante imparare a lavorare insieme perché il paziente porta – ai diversi operatori – parti di sé scisse e spesso in conflitto tra loro. Così, se non ci si parla, si rischia di fare degli agiti (esattamente come fanno i nostri pazienti) non aiutando nell’integrazione di sé per vedersi come persone intere e di valore.
E questi sono anche i presupposti del nostro lavoro insieme perché i nostri orientamenti sono profondamente diversi, come quasi sempre sono diverse le due persone che compongono una coppia: a volte due universi che non riescono più a parlarsi.
Chiara “Antonella ed io siamo due universi molto lontani, sia come storia personale sia come preparazione professionale, ma tentiamo di parlarci, di ascoltarci, di comunicare, per aiutare i nostri pazienti a farlo. Il presupposto fondamentale del mio lavoro è che la persona sia al centro, come mi insegnò Massimo Recalcati, alcuni anni fa – quando era il supervisore dell’equipe di NPIA del Sant’Orsola di Bologna di cui facevo parte – l’altro è sempre portatore di una verità. Questa esperienza fu vera innanzitutto per me: io ero portatrice di una mia verità. Mi insegnò una cosa molto importante: a stare chinati davanti al paziente, ad ascoltare e a non giudicare. Ad aspettare che tutta la storia, nella sua verità, potesse snodarsi pian piano. Questo è ancor oggi la base da cui parto per lavorare con l’altro che è sempre portatore di un sapere, di una sua verità. Nel tempo mi sono specializzata in EMDR, perché sempre più spesso mi arrivavano persone con un evento traumatico importante o forse sono io che sono capace di vederlo. Insomma, ho fatto tutto il percorso formativo EMDR e oggi ho acquisito il livello di practitioner. Non bisogna mai smettere di imparare. Questi due presupposti: l’altro è portatore di una verità e non si può mai smettere di imparare sono le basi su cui ho incontrato la dottoressa Casadio Antonella“.
Antonella “mi formo con la scuola di specializzazione in psicoterapia ad indirizzo analitico e negli anni mi ritrovo ad aver bisogno di integrare con il metodo cognitivo comportamentale per lavorare in un’equipe multidisciplinare. Sento la fatica di ridefinire i focus del lavoro terapeutico, ma la motivazione al lavoro di equipe mi fa crescere nell’acquisire modelli di riferimento diversi. Il confronto è sinonimo di crescita e ciò mi porta costantemente a cogliere l’occasione per interagire con la diversità dell’Altro”.
Fondamentale è stato l’Ascolto; non solo per renderci più consapevoli delle difficoltà dell’altro, ma soprattutto per fermarci su domande tipo:
- “come mai l’Altro si sofferma su quella parola chiave?“
- “come mai l’Altro dà valore a ciò che per me invece non è primario?”
Il confronto fra noi terapeute è partito dalla disponibilità di sentirci, poi di conoscerci, poi di ascoltarci per capire l’Altro in relazione al significato che attribuisce il collega nel suo lavoro col suo paziente.