Non tutti forse sanno che la Legge Italiana prevede la possibilità per una donna di partorire conservando l’anonimato. In questi casi, il figlio nato viene adottato e l’identità della madre rimane celata.
Per comprendere a fondo la ragione di una simile possibilità è necessario soffermarsi sul contesto storico e sociale che ha caratterizzato il nostro Bel Paese. In effetti, questa previsione normativa mira proprio a tutelare la salute della donna e del nascituro nella misura in cui presenta una valida alternativa a fenomeni largamente diffusi in passato quali le interruzioni di gravidanza, gli abbandoni dei neonati e la scelta di partorire in strutture sanitarie non adeguate.
Di recente, a seguito di importanti interventi giurisprudenziali (non solo nazionali) è stato affermato il diritto del figlio adottato nato da parto autonomo ad interpellare la propria madre biologica per chiederle se intenda reiterare la sua volontà di rimanere anonima, nonostante il lungo tempo trascorso.
Ovviamente, l’interpello deve avvenire con forme che garantiscano alla donna la massima riservatezza.
Gli Avvocati Alessandra Giordano ed Elena Laura Bini dello Studio Legale Lambrate precisano che “il figlio adottato potrà dunque depositare un’istanza presso il Tribunale per i Minorenni il quale, con modalità atte a tutelare la donna, chiederà alla madre biologica se vuole far conoscere o meno la propria identità al figlio. In caso negativo, il nome della madre non potrà essere svelato al figlio al quale sarà pregiudicata ogni ulteriore possibilità di conoscere l’identità della propria madre biologica”.
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