Manca poco a Natale, l’inverno si fa sentire, fa freddo e nella notte è scesa anche la prima neve.
“Paolino vieni a vedere!”.
La mamma scosta la tendina e il bimbo resta meravigliato dal candido, soffice e silenzioso manto che avvolge ogni cosa: orto, cortile, tetti, strade, alberi, fossati, rovi, anche il campanile della chiesa.
“Che bello mamma… vado”.
Il bimbo afferra al volo la cartella e, nonostante la neve, salta come un leprotto per raggiungere i suoi compagni di scuola che sono poco più avanti e di sicuro, prima di entrare in classe, si sfideranno a palle di neve.
Va volentieri a scuola in questi giorni perché c’è una particolare animazione; ieri è venuto persino il Parroco, ha fatto catechismo in classe, ha parlato di Gesù che viene, ha raccomandato ai bambini di essere particolarmente bravi nel periodo dell’avvento e le suore, lì vicino, nel pomeriggio, stanno preparando i costumi per la rappresentazione del corteo dei Re Magi.
Tutti sperano di essere scelti per rappresentare o Melchiorre, o Baldassarre, o Gaspare!
A scuola la maestra li aiuta a disegnare la letterina per il papà, a ritrarre sul cartoncino i personaggi del presepe e vuole che imparino a memoria una poesia.
“Paolino, ripeti”.
“Dalla tua culla… adorato… Bam… Bambinoooo…”.
“Avanti…”.
“Non la so”.
Le vacanze natalizie arrivano quando i bambini hanno imparato la poesia e preparata la preziosa letterina.
Paolino, orgoglioso, la mostra subito alla mamma:
“Guarda, ci sono anche i brillantini… ho disegnato la capanna …ti piace?”.
“Certo, ma cosa scriviamo al papà?”.
“Prometto… prometto…”.
Le sere che precedevano il Natale, mamma e bimbo, di nascosto, completavano il testo che era faticoso, perché bisognava poi rispettare ciò che si prometteva per iscritto.
Finalmente siamo alla vigilia; la sera nulla di speciale in tavola, salvo un cartoccio di pesciolini sotto aceto che la mamma ha preso a bottega, sa che piacciono tanto al papà.
Durante il giorno però ha visto tagliuzzare verdure, impastare la farina, tante pentole sul fuoco; aveva sentito anche strida dal pollaio; di sicuro erano preparativi per il pranzo dell’indomani.
Finalmente ci siamo, è la mattina di Natale, Paolino si è svegliato presto, scende di corsa dalle scale per la colazione, ma prima va dritto al presepe e tira un sospiro di sollievo:
“Mamma, c’è Gesù nella culla, com’è bello!”.
Poi si siede davanti alla scodella di latte e vede che sulla stufa bolle già il brodo e il profumo ha invaso tutta la casa e va a mescolarsi all’odorino che arriva dal forno; il bimbo già pregusta il pranzo natalizio.
“Svelto, preparati che andiamo tutti alla messa alta”.
Era la messa solenne, dei “cantori” con il Gloria e il Credo salmodiati in latino.
Per fortuna alla fine della celebrazione tutti, ma proprio tutti, intonati e non, cantavano con gioia infantile: “Tu scendi dalle stelle… o Re del cielo… e vieni in una grotta… al freddo e al gelo”.
Quel canto corale commuoveva tutti, inteneriva il cuore e festosamente accompagnava i passi che portavano alla culla di Gesù dove ci s’inginocchiava per il bacio.
“Ite missa est”.
“Forza Paolino, fa presto così, intanto che il babbo è all’osteria, noi gli nascondiamo la letterina sotto il piatto”.
Eccezionalmente, a Natale, primo e secondo e così in tavola due piatti, uno per i ravioli in brodo e l’altro per il gallo arrosto e le patate.
Paolino è eccitato:
“La metto sotto la fondina?”.
“No, no, sotto il piatto piano, nascondila bene, che non salti fuori”.
Sbatte la porta.
“E’ Pronto?”
Il papà è arrivato prima del previsto, si accomoda al suo solito posto soddisfatto della tavola così ben imbandita e dei profumi che son per l’aria.
“Sì, sì tutti a tavola”.
Paolino si sbrodola perché più che il piatto, osserva il padre.
“Buoni i ravioli, brava Maria, però non stare lì a tribolare, non cambiarmi il piatto, mangio tutto nella fondina”.
“Nooo”.
Il piccolo, che non ha colto gli sguardi d’intesa dei genitori, impallidisce.
“Eh no caro Pepo, a Natale si cambia anche il piatto”.
Sospiro di sollievo.
Per fortuna il babbo è di buon appetito e finisce veloce anche gallo e patate, poi solleva il piatto:
“Maria toh prendi… ma cos’è, cosa c’è qui sotto”.
“La letterina papà”: urla il bimbo.
La mamma lo sente, si avvicina alla tavola.
“Su leggila”.
Agitato, le mani che tremano, toglie dalla busta la letterina che perde qualche brillantino:
Pepo prende la busta, toglie la letterina che perde qualche brillantino, se la gira un po’ fra le mani, la osserva, ma lui non sa leggere.
“Su Paolino leggila”.
“Caro papà, prometto che sarò bravo, prometto che sarò ubbidiente con te e con la mamma, prometto che ti aiuterò in stalla, prometto che aiuterò la mamma in casa e prometto che studierò tanto per essere promosso, Buon Natale papà”.
“Bravo, sei stato proprio bravo, queste son dieci lire per te”.
Peppo e Maria sono commossi; la mamma si riprende prima e annuncia che c’è un’altra sorpresa.
“Paolino ci reciterà anche una poesia”.
“Davvero? Vieni qua, sali sulla seggiola che ti voglio sentire bene!”.
Ritto, impettito, gratificato anche dalla mancia di papà, il bimbo si sente come un attore sul palco, prende coraggio e, ispirato, assorto:
Dalla tua culla, o adorato Bambino
Tendi l’orecchio un momentino.
Mi senti?
Povere e deboli sono le mie parole
Ma piene di fervido amore.
Esse dicono soltanto:
Concedi Gesù santo
Ogni grazia e tanto amore
Al babbo, alla mamma e al mio cuore”.”
Accadeva un lontano Natale.
Oggi, ancora, Paolino, mi raccomanda di fare a voi e famiglia, affettuosi auguri di serene feste natalizie.
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